Club Amici Valtortiani

mons. Giovanni Pepe, commissario del Sant'Uffizio della sezione censura dei libri

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view post Posted on 11/2/2018, 00:08
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Mons. Giovanni Pepe nasce il 27 dicembre 1880 a S. Bartolomeo in Galdo in provincia di Benevento in Campania e ivi morto il 30 agosto 1955.
Lo ritroviamo nel 1949, commissario del Sant'Uffizio della sezione censura dei libri.
(vedi libro di Giovanni Siena Il mio amico Padre Pio: Diario di Trent'anni vissuti accanto al santo di Pietrelcina nel capitolo 1952).

Ma prima ricordiamo un episodio precedente quando Padre Romualdo M. Migliorini, direttore spirituale di Maria Valtorta, Padre Corrado M. Berti professore di Teologia Sacramentaria al Collegio Sant'Alessio di Roma e Padre Andrea M. Cecchin, priore del Collegio di Sant'Alessio successivamente Marianium, furono ricevuti il 26 febbraio del 1948 in udienza privata da papa Pio XII.
Il papa venne interpellato dai padri dell'Ordine dei Servi di Maria circa la possibile pubblicazione dell'Opera valtortiana.
Dietro diretto consiglio di Mons. Alfonso Carinci segretario della S. Congregazione dei Riti preposta alle Cause dei Santi e di Padre Agostin Bea, confessore di Papa Pio XII e rettore del Pontificio Istituto Biblico di Roma, vengono consegnati a Papa Pio XII dodici volumi dattiloscritti di Maria Valtorta. Il Papa ne prende personale conoscenza.
In risposta alla domanda circa la pubblicazione dell'Opera di Maria Valtorta, papa Pio XII pronunciò le seguenti testuali parole:
"Pubblicate quest'opera così come sta; chi legge capirà".
E aggiunse: "Si sente parlare di tante visioni e rivelazioni. Io non dico che tutte siano vere; ma qualcuna vera ci può essere".
Padre Berti chiese al Papa se si dovessero togliere le diciture: visione e dettato. Ed egli rispose di non togliere nulla.
Una quarantina d'anni più tardi, Padre Andrea Cecchin ebbe modo di confermare i termini detti da papa Pio XII e riportati dai testimoni, ad un religioso della regione di Chicago, Padre Peter Mary Rookey, aggiungendo che il Papa aveva chiesto ai religiosi di mettersi in ricerca di un Vescovo per l’imprimatur d'uso.

E torniamo al 1949 quando Padre Berti venne convocato dal Sant'Uffizio (dopo quindi l'udienza con il papa Pio XII del 26 febbraio 1948 che aveva detto di pubblicare l'Opera valtortiana), ed era segretario del Sant'Uffizio il Card. Alfredo Ottaviani e assessore Mons. Pietro Parente.
Il Sant'Uffizio convocò il Padre Corrado M. Berti, considerato il principale responsabile per la pubblicazione dell'Opera valtortiana assieme a Padre Alfonso M. Benetti, Procuratore Generale dell'Ordine dei Servi di Maria.
Mons. Giovanni Pepe e il Padre Girolamo Berruti, O.P. erano gli ufficiali del Sant'Ufficio che lessero la sentenza e che vollero che Padre Berti la firmasse.
Con questa sentenza comandarono che Padre Berti consegnasse al Sant'Ufficio tutti i manoscritti e i dattiloscritti di Maria Valtorta, evidentemente per distruggerli o tenerli chiusi per sempre:
"Qui rimarranno come in un sepolcro", disse Mons. Giovanni Pepe.
Il Sant'Ufficio proibì la pubblicazione dell'Opera, comminandone il collocamento all'Indice, in caso di eventuale pubblicazione.
Era quindi chiara ed evidente l'intensione di far sparire per sempre l'intera Opera che tanto sacrificio era costato a Maria Valtorta.
Poi sappiamo che nottetempo, padre Berti, si travestì e partì per Viareggio dove riconsegnò i quaderni autografi a Maria Valtorta salvando, con quella 'disobbedienza', l'Opera e probabilmente l'intera esperienza mistica valtortiana. Consegnò al Sant'Uffizio le sole copie dattilografate dell'Opera in suo possesso ma non i quaderni autografi che non gli appartenevano ed erano di proprietà di Maria Valtorta. Padre Berti non potè dunque manifestare al Sant'Ufficio le parole dette precedentemente da Papa Pio XII in udienza, perchè non gli fu neppure permesso di parlare, ma gli fu concesso soltanto di ascoltare e firmare la sentenza senza nessun commento.

Ricapitolando abbiamo un parere favorevole alla pubblicazione dell'Opera di Maria Valtorta espresso addirittura dal pontefice regnante: papa Pio XII.
Al contempo abbiamo la presa di posizione del Sant'Uffizio, presieduto dal card. Ottaviani, passato alla storia con il soprannome di "carabiniere della Chiesa", che si oppone alla pubblicazione.

Ma come è possibile questo scontro tra poteri ecclesiali ? Esistono altri casi ?
La risposta è sì !
Ho trovato un fatto, documentato e analogo per caratteristiche, che è occorso solo tre anni dopo, nel 1952 per la precisione.

Ma andiamo con ordine, i protagonisti sono gli stessi:
Eugenio Maria Giuseppe Pacelli ovvero Papa Pio XII, 260º pontefice della Chiesa Cattolica.
Card. Alfredo Ottaviani, segretario della Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio
Mons. Giovanni Pepe, commissario del Sant'Uffizio della sezione censura dei libri.
Padre Pio da Pietrelcina, mistico e santo della Chiesa Cattolica.

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I fatti sono i seguenti e sono riconducibili agli anni della terza persecuzione subita da padre Pio da Pietrelcina:
siamo nell'anno 1951, negli ultimi giorni di dicembre per la precisione.
Mons. Giovanni Pepe e l'Abate Emanuele Caronti vengono inviati dal Sant'Uffizio a San Giovanni Rotondo come investigatori per indagare su Padre Pio da Pietrelcina.
Era una delle numerose 'visite' che padre Pio dovette subire durante la sua permanenza nel Convento di San Giovanni Rotondo.
Finita la visita i due stesero una relazione piuttosto pesante.
Approfittiamo per ricordare come appena divenuto papa, il 2 marzo 1939, Papa Pio XII aveva ordinato alle Congregazioni romane di "lasciare in pace Padre Pio", e aveva definito Padre Pio "La salvezza dell'Italia".
Come prima conseguenza della relazione, il 16 gennaio 1952, il Sant’Uffizio informava i responsabili dell’Ordine dei Cappuccini degli inconvenienti riscontrati a San Giovanni Rotondo e fecero partire le prime restrizioni: non si dovevano favorire i pellegrinaggi e non si doveva consentire la diffusione di scritti e immagini di padre Pio.
Il Sant’Uffizio, in seguito alla citata 'visita' affidata a mons. Giovanni Pepe e all’Abate benedettino Emanuele Caronti, emanò poi un decreto, datato 30 luglio 1952, con il quale si dichiararono all’Indice dei Libri Proibiti ben otto pubblicazioni dedicate a Padre Pio.
Del decreto venne data ampia notizia nell’Osservatore Romano del 3 agosto 1952. I libri posti all'Indice erano:

Carlo Trabucco, Il mondo di Padre Pio
Giancarlo Pedriali, Ho visto Padre Pio
Piera Delfino Sessa, P. Pio da Pietrelcina
Donato Apollonio, Incontri con Padre Pio
Domenico Argentieri, La prodigiosa storia di Padre Pio
Guido Greco Fiorentini, Entità meravigliosa di Padre Pio
Carmelo Camilleri, P. Pio da Pietrelcina
Franco Lotti, P. Pio da Pietrelcina

E questo senza prima avere informato il Pontefice, che ne venne a conoscenza solo dalla lettura dell’Osservatore Romano. La sua reazione fu molto dura!

Indispettito, Pio XII ordinò al cardinale Pizzardo di scrivere subito una «nota di accomodamento», pubblicata nell’Osservatore Romano del 5 agosto 1952, e dispose altresì l’immediato trasferimento di colui che aveva redatto il decreto del Sant’Uffizio, cioè Mons. Giovanni Pepe.
Ma non solo, il decreto non fu inserito negli Acta Apostolicae Sedis e quindi non ebbe alcuna efficacia.
Fu la prima volta che un decreto emanato e reso pubblico dal Sant’Uffizio veniva bloccato e quindi non reso esecutivo!
E, nella stessa circostanza, la Segreteria di Stato del Vaticano provvide ad inviare al Sant’Uffizio una lettera, firmata da Mons. Angelo Dell’Acqua, con la quale si faceva riferimento a Padre Pio «affinché possa svolgere indisturbato il suo ministero sacerdotale».

Fonte: (Padre Pio da Pietrelcina di Luigi Peroni, pag. 471 nota 23); (San Pio da Pietrelcina di Emanuele Giannuzzo, pag. 332-333); (Padre Pio. Un uomo un santo di Angelo M. Mischitelli, pag. 645)

Questo episodio è molto significativo perché offre uno spaccato di quella che certamente è stata una lotta di potere all'interno dei Sacri palazzi e che, probabilmente, ha coinvolto suo malgrado anche il caso valtortiano.
E questo forse spiega anche il motivo per il quale il Sant'Uffizio si è mosso contro l'Opera di Maria Valtorta solo nel 1959... quando papa Pio XII era ormai deceduto e non avrebbe potuto opporsi con la medesima fermezza dimostrata per padre Pio da Pietrelcina.

Edited by terranovas - 20/5/2023, 22:15
 
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François-Michel Debroise
view post Posted on 11/2/2018, 08:21




Bonjour Terranovas,
Merci pour ton Club Amici Valtortiani, C'est une mine inépuisable d'informations de qualité. Ce travail est important. Je crois que nous nous sommes salués au mois d'octobre, "en Toscane, près de la mer" lors d'un voyage inoubliable sur les traces de Maria Valtorta. Amical souvenir.
 
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view post Posted on 14/5/2019, 10:31
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Leggendo un articolo sul sito Radio Spada,

www.radiospada.org/2013/10/santa-f...rico-analitici/
inerente la figura di Santa Faustina Kowaska, con interessanti passaggi sul Sant'Uffizio replico allo stesso in questi termini:

Nell'ottimo articolo su Santa Faustina Kowalska di Gaetano Masciullosi si legge:
«se i decreti di circospezione del Sant’Uffizio, ante Concilio Vaticano II, fossero infallibili, allora dovremmo ritenere condannato definitivamente anche padre Pio da Pietrelcina».
Vorrei quindi aggiungere, a queste importanti figure di Santi e Sante della Chiesa Cattolica colpiti da condanne del Sant'Offizio, anche quella emessa contro l'Opera della mistica Maria Valtorta.

Il Sant’Offizio, con Decreto del 28/11/1958 e Notificazione del 6/3/1959 affermò:
«Si rende noto che la Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, prese in esame le asserite visioni e rivelazioni di suor Faustina Kowalska (dell’Istituto di Nostra Signora della Misericordia, defunta nel 1938 presso Cracovia), ha stabilito quanto segue:
1) doversi proibire la diffusione delle immagini e degli scritti che presentano la devozione della Divina Misericordia nelle forme proposte dalla medesima suor Faustina;
2) essere demandata alla prudenza dei Vescovi il compito di rimuovere le predette immagini che eventualmente fossero già esposte al culto».

Oggi quella condanna del Sant’Offizio è stata definitivamente rimossa e, addirittura, constatiamo come una rivelazione privata ha letteralmente modificato l'anno liturgico della Chiesa sostituendo la "Domenica in Albis" con la "Festa della Divina Misericordia".

Notiamo infatti, come dopo soli 9 mesi dalla condanna di suor Faustina Kowalska, quel medesimo Sant'Offizio partorì un decreto di messa all'Indice dei Libri Proibiti anche nei confronti dell'Opera di Maria Valtorta con Decreto del 16/12/1959 e Notifica del 6/1/1960.

Evidenziamo poi che papa Pio XII, nel suo pontificato, disconobbe pubblicamente l'operato del Sant'Offizio di quel periodo storico con una «nota di accomodamento», pubblicata nell’Osservatore Romano del 5 agosto 1952.
Che cosa era successo ?
Era successo che il Sant'Offizio aveva posto all'Indice dei Libri Proibiti ben otto pubblicazioni dedicate a Padre Pio da Pietrelcina con Decreto del 30/7/1952 e successiva Notifica sull'Osservatore Romano del 3/8/1952, tutto questo senza prima avere informato il Pontefice, che ne venne a conoscenza solo leggendo L’Osservatore Romano.
La reazione di papa Pacelli fu molto dura: dopo la «nota di accomodamento» fatta scrivere dal card. Pizzardo, dispose altresì l’immediato trasferimento di colui che aveva redatto il decreto del Sant’Uffizio, cioè Mons. Giovanni Pepe.
Ma non solo, addirittura il decreto non fu inserito negli Acta Apostolicae Sedis (gli atti ufficiali del Vaticano) e quindi non ebbe alcuna efficacia.
Fu la prima volta che un decreto emanato e reso pubblico dal Sant’Offizio veniva poi bloccato pubblicamente e quindi non reso esecutivo!
E, nella stessa circostanza, la Segreteria di Stato del Vaticano provvide ad inviare al Sant’Offizio una lettera, firmata da Mons. Angelo Dell’Acqua, con la quale si faceva riferimento a Padre Pio «affinché possa svolgere indisturbato il suo ministero sacerdotale».
Tutto questo cosa c'entra con l'Opera di Maria Valtorta ?
Centra, perché Mons. Giovanni Pepe (insieme a Padre Girolamo Berruti, O.P.) era l'ufficiale del Sant'Offizio che il 15 febbraio 1949 lesse una sentenza a padre Corrado Berti che ordinava di consegnare i manoscritti originali e le copie dell'Opera di Maria Valtorta per impedire che la stessa potesse essere pubblicata. E questo accadde dopo che papa Pio XII nell'udienza privata del 26 febbraio 1948, aveva dato il suo esplicito consenso alla pubblicazione ai padri serviti, tra i quali lo stesso padre Berti, che seguivano per conto di Maria Valtorta il rilascio dell'imprimatur per la successiva stampa.

Ora i lettori più attenti, che hanno prestato attenzione alle date, avranno notato come dopo il tentativo di condanna di padre Pio del 1952, poi smentito pubblicamente, il Sant'Offizio torna a condannare Santa Faustina Kowalska a fine novembre del 1958 per poi condannare anche l'Opera di Maria Valtorta nel dicembre del 1959.
Il pontefice Pio XII era morto il 9 ottobre 1958...
Del suo successore, papa Giovanni XXIII, possiamo dire che fu notoriamente un pontefice assai poco accentratore e lasciò alla responsabilità dei signoli dicasteri vaticani la gestione delle pratiche ecclesiali. Papa Paolo VI, il 15 novembre 1966, dispone invece la definitiva abrogazione dell'Indice dei Libri Proibiti.

Edited by terranovas - 11/11/2019, 12:06
 
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view post Posted on 24/9/2019, 11:05
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Esiste un interessante retroscena sul libro Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento di Sergio Luzzatto che riguarda sempre le vicende inerenti padre Pio da Pietrelcina.
A pag. 304 del libro troviamo scritto:

CITAZIONE
Meno di un mese dopo, il 25 giugno 1960, il conto alla rovescia raggiunge il numero zero.
Entrato in possesso delle bobine registrate nel Gargano, l’assessore del Sant’Uffizio non può fare altro che trasmettere la bomba al Santo Padre.
E papa Roncalli ne resta colpito a tal punto da evitare di descrivere nella sua agenda - privata, ma in qualche modo ufficiosa - il proprio stato d’animo, ch’egli confida a quattro foglietti rimasti inediti fino a oggi:
Stamane da mgr. Parente, informazioni gravissime circa P.P. e quanto lo concerne a S. Giov. Rotondo.
L’informatore aveva la faccia e il cuore distrutto. Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale.
Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente.
L’accaduto - cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur, dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona - fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente.
Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti.
Al là delle formule di cautela, Giovanni XXIII non dubita della verità di quanto riferitodall’assessore del Sant’Uffizio, non sospetta che le notizie sulla vita immorale di un frate malato e ultrasettantenne possano essere false: che derivino - sarà questa la spiegazione degli amici di padre Pio - dall’anormale devozione di una figlia spirituale, giunta all’estremo di millantare rapporti carnali con lui.
A papa Giovanni, l’esuberanza sessuale dell’altro Cristo appare niente più che la conferma di un «disastro di anime» ch’egli aveva diagnosticato condecenni d’anticipo: all’inizio degli anni venti, quando per due volte monsignor Roncalli avevatraversato la Puglia da responsabile delle missioni di Propaganda Fide, ma aveva preferitogirare alla larga da San Giovanni Rotondo. Così, nell’appunto da lui vergato il 25 giugno1960, il papa alterna l’amarezza pastorale per la scoperta delle vergogne di padre Pio con la fierezza personale di chi aveva saputo uscirne indenne: «Motivo di tranquillità spirituale perme, e grazia e privilegio inestimabile è il sentirmi personalmente puro da questa contaminazione che da ben 40 anni circa ha intaccato centinaia di migliaia di anime istupidite e sconvolte in proporzioni inverosimili».

In questa breve testimonianza riscontriamo come, a pochissimi mesi dalla condanna all'Indice dei Libri Proibiti dell'Opera di Maria Valtorta, papa Giovanni XXIII si lascia consigliare da mons. Pietro Partente circa l'operato di padre Pio da Pietrelcina sul quale, nel cuore stesso della Chiesa, vengono riferite, diffuse e credute come vere, delle calunnie sul contro del povero frate. Anche in questo caso papa Giovanni XXIII crede a quanto gli viene riferito e non si oppone a quanto il Sant'Uffizio gli propone come vero, nonostante i dubbi e le prove mistiche della santità di Padre Pio.
Molto doloroso constatare questi fatti...
 
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