| “Quadernetti” 'dettato' del 16-12-1950
Disposizioni divine circa l’Opera
«Presentata che sia in un modo, l’unico che gli uomini possano trovare perché le anime che amo abbiano il mio dono d’amore, e che è letterario, non va più ritoccata in futuro.
Io stesso, lasciando intatte le lezioni, che non vanno alterate altro che per levargli l’aspetto che dà noia a quelli che censurano le opere Mie, volendo mettere limiti, loro: servi, al loro Signore, ho portato modifiche in altri luoghi.
E ciò che Io ho fatto va lasciato ora, tra un anno, tra dieci, sempre.
Il fare una prima, e poi una seconda edizione diversa dalla prima, creerebbe veramente confusione.
Nella seconda edizione, ciò lo concedo, potrebbe al massimo dirsi che si fu costretti ad alterare e modificare la forma “per rendere l’opera più attraente per i più bisognosi di essa”, per coloro di cui ho maggior pietà perché sono anime languenti e sviate, che muoiono nello spirito, e non lo sanno, perché non mi conoscono.
Non di più.
Ti ho detto da sette anni, sette, numero a Me sacro e che t’ho imposto in tante cose, che tu non sarai santa per aver scritto l’Opera, ma lo sarai per il tuo sacrificio, per tutta la tua vita d’amore e di sacrificio.
Amore e sacrificio li hai compiuti tu. L’Opera l’ho data Io. È un mio dono. Non un tuo merito. Quindi perché tu sia beata qui, dove Io sono, non è necessaria la presentazione di te come veggente. Ma come serva mia.
Mi servi anche pubblicando con forma letteraria. E hai doppio merito e doppia pace. E pace vuoi, mentre lodi non ne vuoi dagli uomini, fuorché le Mie.
Questo sia fatto in triplice copia. Una da unirsi all’opera in tua mano, una da darsi a chi ne ha cura, una da mettersi nelle tue volontà.
La mia pace sia in te».
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