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Polemica tra Messori e Socci su Fatima

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view post Posted on 23/3/2015, 12:44
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Riporto i due articoli di Vittorio Messori e la replica di Antonio Socci che furono pubblicati a seguito della morte di Suor Lucia, veggente di Fatima.
I presenti articoli sono citatati nell'introduzione del libro di Antonio Socci: "Il quarto segreto di Fatima" dove ripercorre le vicende della stesura del libro.

Corriere della sera, 15 febbraio 2005


Segreto di Fatima, sigillata la cella di suor Lucia

Sigillata la cella di suor Lucia. Ratzinger protegge gli ultimi misteri. Le lettere, i diari, le nuove apparizioni: i segreti della stanza in cui ha vissuto.
Lettere, documenti e diari saranno passati al vaglio. Forse dallo stesso Ratzinger. Luogo e date restano un enigma.
Il 13, giorno della morte, è anche quello delle apparizioni. La località è l' unica in Occidente che porta il nome di una figlia di Maometto.


Se Lourdes è la chiarezza solare, la semplicità del sorriso della piccola Bernadette Soubirous, il richiamo ai valori eterni della fede (preghiera, penitenza, perdono), Fatima è un grumo inquietante di misteri.
Non a caso il celebre abbé René Laurentin ha potuto darci, con metodo universitario, una grande storia, pressoché definitiva, delle apparizioni nella grotta di Massabielle, sui Pirenei.
Per Fatima, la bibliografia è sterminata ma manca - e forse mancherà sempre - una ricostruzione completa e critica dei fatti, anche perché questi sono distesi su quasi un secolo e certamente non sono ancora conclusi.
Suor Lucia, aggiungendo enigma ad enigma (o, per chi vuole, caso a caso) se ne è andata un 13, la stesso giorno del mese, cioè, in cui avvennero le apparizioni nella Cova da Iria, la «Tana di Irene», nella desolata brughiera battuta dal vento dell' Atlantico, nonché lo stesso giorno in cui Ali Agca puntò la pistola contro Giovanni Paolo II.
Ma la scomparsa dell' ultima veggente non ha chiuso il caso. Forse, anzi, lo ha riaperto verso orizzonti sconosciuti.
Non sappiamo che cosa si troverà nella sua cella inaccessibile di claustrale dove, come ha confermato lo stesso vescovo di Coimbra, suor Lucia avrebbe avuto altre apparizioni, dove ha steso un diario, dove ha scritto lettere ai papi, dove ha appuntato le sue intuizioni mistiche.
Quella cella è già stata sigillata e quanto vi è racchiuso sarà passato al vaglio di teologi e monsignori di fiducia inviati, si presume, dallo stesso cardinal Ratzinger che, da custode dell' ortodossia, deve tenere a bada tentazioni visionarie che sempre riaffiorano.
E non è detto che quelle carte non finiscano, segregate per sempre, in qualche sezione non consultabile dell' Archivio Segreto del Vaticano.
A differenza, anche qui, di santa Bernadette che, nel convento di Nevers, visse come ogni altra suora, distinta solo dalle continue sofferenze fisiche, la carmelitana Irma Maria Lucia de Jesus e do Coraçao Imaculado (al secolo Lucia de Jesus dos Santos) continuò nel suo misterioso destino di tramite con una realtà «altra».
Dicono che, nel monastero stesso, fosse venerata ma in qualche modo temuta, come testimone di una dimensione inquietante, come depositaria di una sapienza che non le veniva certo dalla sua origine di contadina povera e ignorante ma da un privilegio soprannaturale.
Uno dei suoi pochi viaggi Paolo VI volle dedicarlo a Fatima: quel papa intellettuale, formato dalla cultura francese, non sembrava muoversi a suo agio nel mondo della mistica.
Eppure, con questa Carmelitana volle un lungo colloquio riservato, un tête-à-tête di cui, forse, resta una trascrizione nelle carte della defunta e in cui certamente Papa Montini volle sondare le capacità profetiche che le erano attribuite.
È invece ben noto che Giovanni Paolo II non ha mai mancato di chiederle preghiere speciali per necessità speciali: della Chiesa e sue personali.
Ed è lo stesso Papa Wojtyla che, violando in qualche modo la prudenza millenaria del Magistero in fatto di «rivelazioni private», ha voluto far leggere in sua presenza, dallo stesso Segretario di Stato - con commento teologico, poi, del Cardinal Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede - le poche righe scritte a lapis dalla religiosa quando era ancor giovane.
Era il mitico «Terzo Segreto».
Una lettura solenne che, però, ben lungi dal dissipare il mistero, ne ha aperti altri: sulla interpretazione, sui contenuti, sulla completezza del testo rivelato.
Continua, e continuerà forse per sempre, la matassa inquietante che Fatima rappresenta.
Aggrovigliata anche dalle passioni politiche, da un anticomunismo militante che ha spesso usato come una clava le parole della Vergine sugli «errori che la Russia spargerà nel mondo» e che ha accusato Papa Giovanni e i suoi successori di non avere voluto rivelare il Terzo Segreto e avere rifiutato di procedere alla consacrazione di Mosca al Cuore Immacolato di Maria, come richiesto dall' apparizione.
Ma i misteri si sono raggrumati anche attorno al nome stesso dell' oscura borgata, divenuta una delle mete di pellegrinaggio più frequentate del mondo.
Perché la Madonna ha voluto apparire nel solo luogo dell' Occidente che si chiami come la figlia prediletta di Maometto, quella Fatima che nel mondo islamico assolve in qualche modo (soprattutto per gli sciiti) al ruolo che nel cattolicesimo è svolto da Maria? Questa è venerata dai musulmani, pronti a lapidare chiunque ne metta in dubbio la verginità perpetua; ma, ancor sopra di Maria, sta Fatima, la bella, la santa, la misericordiosa sposa di Alì, cugino del Profeta.
Stando ad alcuni magistrati (e, per quanto conta, condividiamo la loro lettura dei fatti) l' ambiguo killer che sparò in piazza San Pietro un 13 maggio, giorno in cui la liturgia della Chiesa celebra Nostra Signora di Fatima, non fu assoldato dai Servizi dell' Est ma da integralisti islamici, probabilmente iraniani, che volevano vendicarsi dello «scippo» subito.
Maria, a Fatima, era apparsa per loro, non per gli infedeli cristiani che se ne erano appropriati: così, da anni, si gridava nelle scuole coraniche.
Domande, problemi, enigmi inestricabili attorno a questa apparizione: ed è singolare, perché la sua verità fu tra le più evidenti nella storia dei carismi.
Difficile, davvero, negare che «qualcosa» di grande e terribile è successo nel 1917 in quell' angolo di Portogallo, quando abbiamo molte fotografie e persino spezzoni cinematografici che mostrano una moltitudine di decine di migliaia di persone prima sconvolte e poi in fuga, terrorizzate dal Sole che «danzava» e che poi, roteando, sembrò precipitarsi sulla terra per incendiarla.
Nemmeno la folla di «spiriti forti», di «liberi pensatori» giunta da Lisbona e da Porto per burlarsi della «superstizione» osò negare la realtà dell' evento spaventoso.
Molti anzi, si convertirono al cattolicesimo più fervido (successe anche all' inviato del quotidiano delle Logge, aspramente anticlericali) e testimoniarono al processo di beatificazione dei due pastorelli morti poco dopo, così come la Signora aveva predetto.
Ben difficile pensare che Lucia, leader di quel povero gruppetto, non segua sugli altari la sorte dei cugini.
C'è, anche qui, un enigma o, se si vuole, un' altra primizia nella storia della Chiesa: una specie di «santa annunciata», una persona predestinata sin da viva alla gloria del Canone, l'elenco di coloro che sono proclamati esempi e intercessori per il mondo.
Fatima, comunque, non è che un anello della catena degli interventi mariani riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa.
Una serie di eventi che accompagna la modernità sin dal suo sorgere, sin dal 1830, quando l' apparizione a Parigi, in rue du Bac, è contemporanea alla caduta definitiva dei Borboni e, dunque, alla fine senza ritorno dell' Ancien Régime. Lourdes, 1858, è contemporanea al trionfo dello scientismo e del positivismo atei, Fatima, 1917, della rivoluzione sovietica, Banneux, sulle Ardenne belghe, 1933 (l' ultima apparizione riconosciuta in Europa), coincide esattamente con la presa del potere da parte di Hitler.
C'è, per i credenti, una sorta di «storia parallela» che accompagna quella ufficiale, quasi che la Madre del Cristo volesse intervenire negli snodi decisivi per confortare e per ammonire. Di questa storia misteriosa, la carmelitana morta a Coimbra la prima domenica di Quaresima è stata l' ultima testimone. Per ora, almeno.

Vittorio Messori


17 febbraio 2005

FATIMA: I VERI MISTERI di Antonio Socci

La mania del nostro tempo, quella per i complotti più bislacchi, i misteri più scombiccherati, i presunti documenti sigillati dietro impenetrabili archivi (specialmente se «archivi vaticani»), sta per dilagare di nuovo a proposito di Fatima, dopo la morte di suor Lucia.
Un po' perché lo esige lo spirito dei tempi - basti vedere le vendite di un romanzuccio senza base storica come codice da Vinci - un po' perché certi gruppi ultra -tradizionalisti o altri gruppi, delusi dal testo del «terzo segreto» rivelato nel 2000, torneranno probabilmente alla carica.
Per anni in certi ambienti (anche fra alcuni intellettuali cattolici ufficiati) si è detto che quel testo, ancora segreto, parlava sicuramente della crisi della Chiesa provocata dal Concilio e che i Papi non volevano svelarlo perché avrebbe demolito il Vaticano (e forse il Vaticano tout court).
Poi, una volta rivelate al mondo le vere parole del «terzo segreto» (che parla invece della persecuzione a cui è stata sottoposta la Chiesa nel XX secolo, dei genocidi del Novecento e dell'attentato ai «vescovo vestito di bianco») è stato sollevato il sospetto che quel testo del «terzo segreto» non fosse autentico o che fosse incompleto.
Ma tali sospetti sono stati spazzati via da suor Lucia in persona che, nel 2000, ha ufficialmente approvalo quel testo.
Chi se non l'autrice di quelle righe poteva riconoscerne l'autenticità e la completezza? Il suo intervento ha messo a tacere le “voci”.
Ciò dimostra quanto sia stata saggia la decisione di Giovanni Paolo II di svelare il «terzo segreto» mentre la suora era ancora in vita.
Ma adesso, dopo la sua morte, probabilmente questi gruppi torneranno alla carica, magari anche accesi da titolazioni tanto clamorose quanto superficiali dei giornali.
Un antipasto era sul Corriere della sera dì ieri che «strillava» in prima pagina: «Segreto di Fatima, sigillata la cella di suor Lucia».
Che senso ha questo titolo? Non esiste più nessun «segreto di Fatima» essendo stato svelato tutto.
L'articolo sottostante, infatti, non parla di alcun Segreto perché l'autore, l'ottimo Vittorio Messori, sa bene che Tutto il Segreto di Fatima è di dominio pubblico.
È vero che Messori, come capita a tutti, per rendere più piccante e fascinoso il suo articolo (che contiene peraltro l'errata notizia di un lungo incontro fra Paolo VI e suor Lucia che in realtà non è mai avvenuto perché il papa si rifiutò), usa espressioni come «grumo inquietante di misteri», «enigma» e alimenta il giallo della stanza chiusa: «Non sappiamo che cosa si troverà nella sua cella... dove ha steso un diario, dove ha scritto lettere ai papi, dove ha appuntato le sue intuizioni mistiche».
Ma - per stare allo scherzo, con l'amico Vittorio, mi viene da dire che, se vuole vederle, le «esplosive» pagine di suor Lucia stanno già sul mio tavolo.
La suora infatti ha sfornato, in questi anni, una quantità di volumi che però - curiosamente - nessuno si va a leggere.
Certo, mi diverto anch'io a fantasticare di chissà quali «inediti». Ma ho qui davanti a me - tanto per fare un esempio - le sue 310 pagine raccolte nel libro "Gli appelli del messaggio di Fatima" (pubblicato addirittura dalla Libreria editrice Vaticana nel 2001).
E poi il libro - uscito da Queriniana - "Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti" (180 pagine di missive della suora).
E poi i due volumi delle "Memorie di suor Lucia" (in tutto 440 pagine). E questo solo per limitarci ai libri tradotti in italiano.
Quanto a ciò che suor Lucia aveva da dire da parie della Madonna (per chi crede alle sue apparizioni) sta in poche paginette ed è stato completamente reso pubblico dalla Chiesa (come lei ha attestato più volte, ufficialmente).
Ma c'è già chi prevede che presto circoleranno chissà quante pagine attribuite abusivamente alla suora.
Qualcuno scriverà nuovi «codici da Vinci», magari col miraggio degli stessi diritti d'autore. Così va il mondo, sempre a caccia di farfalle e di miti. Anche esoterici.
Molto più interessante è riflettere invece sul vero «mistero» che non è contenuto nella povera celletta della suora, ma è nella storia, sta sotto gli occhi di tutti.
Non si vuole riconoscere ciò che è stato profetizza innanzitutto perché ha una connotazione non politically correct: si chiama comunismo e ateismo.
La Madonna a Fatima ha predetto la rivoluzione d'ottobre, il dilagare planetario del comunismo che avrebbe sterminato la cristianità e insanguinato il mondo, la seconda guerra mondiale (con lo scatenarsi di tutti i «sistemi atei», compreso il nazismo) e infine l'attentato alla vita del Papa.
Proprio in seguito all'attentato (avvenuto il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima) Giovanni Paolo II volle fare la Consacrazione del mondo, e specialmente della Russia, al Cuore Immacolato di Maria come era stato richiesto a suor Lucia, e nel volgere di pochi mesi, incredibilmente, il più grande moloch totalitario della storia si è dissolto senza neanche un vetro rotto.
Sarà un «caso», ma l'atto di morte dell'Urss è - guarda caso - dell'8 dicembre del 1991, festa dell'Immacolata Concezione («il mio Cuore Immacolato trionferà», aveva predetto la Vergine di Fatima). E la bandiera rossa sul Cremlino sarà ammainata il successivo 25 dicembre, Natale di Gesù.
Non basta. In una straordinaria intervista del 1993 suor Lucia disse: La Consacrazione del 1984 ha evitato la guerra atomica che sarebbe accaduta nel 1985.
Come poteva suor Lucia parlare con questa sicurezza? Di certo una suora di clausura non leggeva le riviste militari.
Quello che noi oggi sappiamo è che proprio fra 1983 e 1984 si raggiunse la massima tensione internazionale.
Il 23 novembre 1983 l'Urss fa saltare il negoziato per il controllo delle armi nucleari di media gittata: è la grave crisi degli euromissili.
Per la prima volta al Cremlino, ormai nell'impossibilità economica di contrastare l'«iniziativa di difesa strategica» degli Usa, si mette all'ordine del giorno l'opzione militare. Sennonché muore Andropov e poco dopo l'atto di Consacrazione fatto dal Papa in Piazza San Pietro il 25 marzo 1984, muore anche il successore Cernenko.
Non solo. Due mesi dopo la Consacrazione salta per aria l'arsenale di Severomorsk, nel Mare del Nord, senza il quale l'Urss non ha più alcuna possibilità di prevalere sul teatro euro-atlantico. Per questo l'opzione militare viene scartata e si passa alla seconda ipotesi: la riforma, ovvero l'elezione di Gorbaciov (la riforma del sistema si rivelerà presto impossibile e tutto crollerà: pacificamente).
Va detto che quella decisiva distruzione dell'arsenale di Severomorsk avvenne il 13 maggio 1984, anniversario e festa della Madonna di Fatima (e dell'attentato al Papa).
In quella stessa intervista del 1993 suor Lucia disse che «Fatima è ancora solo all' inizio, sta al suo terzo giorno... la settimana di Fatima non è ancora finita.
Io potrei non arrivare a vedere l'intera settimana». Che vuoi dire? Sappiamo che nel 1981, poche settimane dopo l'attentato al Papa, sono iniziate le apparizioni, tuttora in corso, di Medjugorje (in un Paese dell'est), e il Papa ne parlò a monsignor Hnilica proprio all'indomani della Consacrazione del 25 marzo 1984 (che il prelato cecoslovacco era andato a fare, clandestinamente, dentro le mura del Cremlino). Il Papa disse a padre Hnilica: «Vedi Pavel, Medjugorje è la continuazione di Fatima, è la realizzazione di Fatima».
Parole che ricevettero una clamorosa conferma dalla stessa Madonna di Medjugorje che chiese una novena dì digiuno e preghiera «per realizzare i segreti iniziati a Fatima» (era il 25 agosto 1991, data cruciale per gli eventi di Mosca). E la Madonna di Medjugorje che ha dichiarato di aver scelto questo Papa. Ed è da Medjugorje, peraltro, che viene anche la statuetta di Civitavecchia, con quel segno del sangue alle porte di Roma.
I «dieci segreti» di Medjugorje, d'altronde, si spalancano sugli anni prossimi. Un'impressionante storia parallela.
Per chi non è cristiano ci sono profezie e miracoli che comunque interrogano la ragione.
Per chi e cristiano il «mistero» non è certo contenuto in presunti inediti di suor Lucia. Semmai è nelle sue pagine pubblicate.
Dove, riflettendo su Fatima, lei stessa mostra che nessun uomo è solo e abbandonato, e spiega l'immenso potere che Dio ha attribuito a ogni piccola creatura umana, che se, vuole con la preghiera, la sua sofferenza offerta e l'amore, può decidere anche le sorti dell'umanità: un «potere» immenso.
Questo è il vero «mistero» che Fatima annuncia. E riguarda anche la storia politica.
Alla domanda sarcastica di Stalin «quante divisioni ha il Papa?» la Madonna ha risposto - «con una miriade di inermi martiri cristiani».
Alla fine hanno vinto loro.
Lei stessa era una ragazzina umile e sconosciuta di Nazaret, alla periferia dell'Impero e sua è la profezia che fa capire anche la nostra storia:
«Egli rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili».


Corriere della sera, 21 novembre 2006

Fatima, c'è un 'quarto segreto' da rivelare

Una parte dei messaggi sarebbe stata nascosta per ragioni diplomatiche.
Nel suo nuovo libro Antonio Socci rettifica le accuse di dietrologia che lui stesso aveva mosso in passato: solo parziali i testi svelati.


Quando suor Lucia, la veggente di Fatima, morì nel monastero di Coimbra, il 13 febbraio 2005, la sua cella fu subito sigillata.
La religiosa aveva scritto molto e si sapeva che teneva un diario che aveva mostrato solo al suo confessore.
Meglio, dunque, chiudere quella porta ed evitare dispersione di documenti prima di un sopralluogo delle autorità ecclesiali.
La pubblicazione della notizia non piacque ad Antonio Socci, che accusò di «dietrologia», di ricerca di scoop inesistenti, coloro che la pubblicarono, convinto che tutto ciò che c'era da sapere su Fatima fosse ormai di dominio pubblico.
Per lui, non c'era più alcun «segreto», dopo la dichiarazione del cardinal Sodano, il 13 maggio del 2000, e dopo la pubblicazione del testo manoscritto, con un commento del prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il 26 giugno dello stesso anno.
Ma, poi, il giornalista e scrittore toscano ha cambiato parere e pubblica ora un libro, in uscita domani («Il quarto segreto di Fatima», Rizzoli, pp. 252, e 17), che inizia ritrattando, con indubbia onestà, la convinzione che ogni parola pronunciata dalla Apparsa nel 1917 sia stata ormai rivelata dalla Chiesa.
Dopo avere respinto la pubblicistica, soprattutto di parte lefebvriana o sedevacantista, che sospettava il Vaticano di non avere svelato i veri contenuti del messaggio, Socci ha deciso di esaminare le ragioni di chi diffidava. E ha finito per convincersi che qualcosa di molto importante ci è stato celato.
In sintesi, la sua tesi è che la parte rivelata del segreto (quella del «vescovo vestito di bianco» che cade ucciso «da fucilate e frecce») sia autentica, ma costituisca solo un frammento. Nella sua interezza, il messaggio conterrebbe parole terribili sulla crisi della fede, sul tradimento di parte della gerarchia, sugli eventi catastrofici che attenderebbero la Chiesa e, con essa, l'umanità intera.
Giovanni XXIII e Paolo VI — sia per scetticismo, sia per non fornire argomenti ai critici del Concilio — avrebbero impedito la pubblicazione del testo.
Giovanni Paolo II e il suo braccio destro teologico, Ratzinger, sarebbero stati bloccati dal rifiuto dei predecessori e dalla indisponibilità di gran parte dell'episcopato alla «consacrazione» della Russia chiesta dalla Vergine.
Così, nel 2000 si sarebbe fatto ricorso a un escamotage: rivelare una sola parte del testo, facendo credere per giunta che si riferiva al passato.
Gli altri contenuti sarebbero stati svelati «non esplicitamente bensì implicitamente», in omelie, discorsi, documenti di Papa Wojtyla e del prefetto della Fede.
Che chi poteva intendere, intendesse.
Che dire di simili ipotesi?
Per aiutare a capire, vorremmo dare una testimonianza che va al di là della dimensione personale, ma coinvolge in pieno inchieste come questa di Socci.
Succede infatti che, da molti anni, innumerevoli pubblicazioni, in molte lingue, si dedicano all'esegesi delle parole su Fatima pronunciate nel 1984 da Joseph Ratzinger (che, a mia precisa domanda, disse di avere letto il terzo segreto) e da Giovanni Paolo II dieci anni dopo.
In entrambi i casi, quelle parole sono state pronunciate nelle interviste raccolte e pubblicate dal cronista che qui scrive.
Anche Antonio Socci dà largo spazio all'analisi, spinta sino alle minuzie, di «Rapporto sulla fede» e di «Varcare la soglia della Speranza».
Giunge ad esempio sino a trarre conseguenze importanti da un «dunque» che appariva nella sintesi dell'intervista a Ratzinger che anticipai sul mensile «Jesus» e che non apparve nel libro che uscì alcuni mesi dopo.
In altre occasioni, disquisisce sulle possibili letture di un aggettivo o sulla intonazione di una frase.
Ma anche i riferimenti a Fatima sparsi nel colloquio con Giovanni Paolo II sono scrutati con la lente, per individuarvi eventuali significati sottaciuti, quasi in codice.
Come dicevo, una simile esegesi di quei libri è stata (ed è tuttora) praticata da molti, nel mondo intero, talvolta con un accanimento maniacale.
Colgo, dunque, l'occasione per mettere in guardia da simili analisi, che non sono giustificate dalla genesi di quelle interviste, soprattutto quella con il futuro Benedetto XVI.
«Rapporto sulla fede» nacque da oltre venti ore di registrazione.
Mi fu data, poi, ogni libertà redazionale; con il solo, ovvio impegno, di sottoporre al cardinale il manoscritto che avrei ricavato dal lunghissimo colloquio.
Il testo fu approvato senza quasi ritocchi, così come erano stati approvati dallo stesso interessato i preannunci su «Jesus».
Il prefetto della Fede volle presentare di persona il libro in una tumultuosa conferenza stampa e volle, bontà sua, ringraziarmi pubblicamente per la «fedeltà» con cui avevo riferito il suo pensiero. Una «fedeltà», però, che non mi aveva impedito di impastare con energia il voluminoso materiale, dandogli forma in uno schema, anche con aggiunte e ritocchi tratti da pubblicazioni e documenti precedenti del cardinale. Un editing in profondità, dunque, il cui risultato peraltro soddisfece il mio interlocutore, che in quelle pagine disse sempre, in ogni sede, di riconoscersi.
Qualcosa del genere, anche se in modo più discreto, avvenne per il libro con Giovanni Paolo II.
Il quale rispose alle mie 35 domande scrivendo a mano, in polacco.
Il manoscritto mi fu consegnato in una traduzione italiana con tali limiti che mi occorse un paio di mesi per dargli una forma passabile, talvolta chiedendo lumi all'autore, avendo come intermediario il portavoce Navarro Valls.
Pure qui, dunque, ha avuto il suo posto (e non solo sulla forma letteraria) un editing robusto, anche se il risultato finale — ancora una volta — fu approvato senza riserve, al punto che Papa Wojtyla a lungo regalò copie del libro ai suoi ospiti e lo citò con convinzione in sue pubblicazioni successive.
Che Socci, dunque, e tutti gli altri indagatori dei rapporti tra gerarchia e Fatima ne siano finalmente consapevoli: nelle loro ricostruzioni, molte delle fonti — a cominciare dalle due, giudicate da essi essenziali, di Ratzinger e di Wojtyla — appartengono a un genere letterario dove l'esegesi letteralista non è ammissibile.
E dove un sostantivo, un aggettivo, un avverbio risalgono spesso a scelte del redattore e non del protagonista, anche se questo ha poi approvato.
Improbabile, dunque, magari ingannevole — seppure in ottima fede — la certosina fatica di Socci?
Deliramenta, i suoi, come appaiono anche a lui certi estremismi dei «fatimiti»?
No, non ci pare che sia così. Pur con forzature, o ingenuità, derivate dall'affastellamento delle ipotesi più diverse, queste pagine possono rendere pensosi.
E vanno comprese — almeno in una prospettiva di fede — le loro intenzioni: il desiderio (si direbbe, talvolta, l'affanno) di sapere quali siano davvero gli avvertimenti che il cielo avrebbe voluto farci giungere. E la preoccupazione di risparmiare alla Chiesa conseguenze devastanti, qualora la «censura» ipotizzata del testo consegnato da suor Lucia fosse impugnata da avversari malevoli.

Vittorio Messori

Edited by terranovas - 23/3/2015, 21:27
 
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